“La libertà che guida il popolo” di Delacroix e “Il diritto di resistenza” di Ventura

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La Libertà che guida il popolo di Delacroix: analisi storica

La libertà che guida il popolo  rappresenta la passione politica francese, ed è il primo dipinto a trattarne il “pathos”. Il dipinto fa riferimento alle tre gloriose giornate del 1830, quando i parigini insorsero contro il re Carlo X. I Parigini dal 27 al 29 luglio 1830 si ribellarono contro l’autorità regia di Carlo X di Borbone. Alzarono le barricate nelle strade di Parigi vincendo contro l’oppressione a cui erano stati costretti. La rappresentazione è teatrale e realistica in molti dettagli. É un dipinto forte, carico di significato: la rivolta, la potenza di una rivoluzione contro la politica autoritaria.

Mi viene sempre in mente un libro del professore Luigi Ventura che si intitola “Il Diritto di Resistenza”.

Il diritto di resistenza, Ventura.

Cosa può fare il cittadino quando il potere agisce contro la stessa legge di uno Stato di diritto? Come può combattere?

Il saggio costituisce, per altro verso, la ripubblicazione di un estratto significativo di un lavoro più lungo, del medesimo A., risalente al 1981: sarà sorprendente, alla fine della lettura, riscontrare che ben poche rughe si inseguono tra le pagine del testo e, invece, molta, molta, sorpresa e sorprendente attualità. Ancor prima dei contenuti, preme del resto sottolineare l’intrinseca unitarietà stilistica del volume, messa in mostra dalle notazioni bibliografiche a piè di pagina. Molto dettagliate, e però sempre accessibili (rari entrambi i fenomeni nelle pagine di uno stesso volume, nella letteratura scientifica), quasi che, in effetti, il lettore possa volgere lo sguardo a due facce della stessa medaglia, più che a due libri diversi. Per Ventura il nutrito apparato bibliografico è usato o come esplicazione teorica puntuale e minuziosa delle intuizioni del volume o in quanto efficace aggiunta di particolari, rispetto allo svolgimento testuale della ricerca.

Nella prima parte del volume ci si occupa della genesi concettuale del diritto di resistenza, nell’alveo giusnaturalistico, anche nelle sue componenti più radicali (il tirannicidio). Un giusnaturalismo che, almeno per ovvie ragioni storico-culturali, ha avuto a propria volta origini cristiane. Interessante che questa parte della trattazione si concluda con l’analisi delle scelte costituzionali compiutesi in Germania e in Francia. Casi di studio che più facilmente vengono di solito utilizzati come metro di comparazione per l’ordinamento italiano, ma anche ordinamenti che di quel diritto rivoluzionario declinarono, per ragioni e in forme e tempi diversi, soprattutto lo strumento della codificazione. Persino in merito a quest’ultimo, può notare, ad esempio, Grossi, è palese l’influenza delle dottrine giusnaturalistiche, benché spogliate dalle connotazioni etico-politiche più apprezzabili. Una spoliazione che non riguarda, invece, la natura radical-collettivistica del diritto di resistenza e il cui mancato depotenziamento ideologico è verosimilmente causa dell’eclissarsi di riferimenti ad esso nella Costituzione francese del 1946 e dello sbrigativo dibattito (nota l’A., p. 56) che lo riguardò in Italia. Il senso etico non appartiene al governante iniquo.

Si tratta in poche battute, di resistere al potere sovrano. Il diritto di ribellione , noto anche come diritto di resistenza, è la prerogativa concessa a un popolo dalla sua costituzione di opporsi all’ingiusto esercizio del potere o al potere illegittimo.

L’ideale rivoluzionario

La libertà che guida il popolo è stato esposto al Salon del 1831. Il governo Francese l’acquistò per 3.000 franchi con l’idea di esporla nella sala del Trono del palazzo del Lussemburgo. Il dipinto però viene giudicato pericoloso per l’ideale rivoluzionario intrinseco e fu confinata in un’altra sala poco accessibile. Fu poi esposto nel 1848, in occasione della Rivoluzione e nel 1855 all’Esposizione Universale di Parigi, grazie a Napoleone III. Dal 1874 questo straordinario dipinto è entrato nelle collezioni del museo del Louvre, dove tutt’oggi è esposta.

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